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Comunicazione 5 Agosto 2025

Vogliamo condividere questo articolo che riteniamo assolutamente esplicativo della situazione attuale, nonché del processo attraverso cui la PLP4 Lombardia è stata concepita ed elaborata.



All'interno vi troverete un video di circa 25 minuti relativo ad una ispezione svoltasi al canile sanitario di Milano in data 28 luglio 2025.

Il fatto che questa visita si svolga presso il canile "sanitario" e non presso la struttura "rifugio", anch'essa comunale e situata a soli pochi metri di distanza, è assolutamente esplicativo e importante. 

Dimostra infatti che non vi è stato alcun interesse di dialogare con i "reali gestori" dei canili italiani, che ogni giorno si trovano ad affrontare i problemi. né con le associazioni che si occupano a diverso titolo di aiutare i cani in difficoltà, ma ci si è confrontati solo con enti pubblici come il servizio veterinario pubblico (ATS), i comuni (ANCI) e i rappresentanti degli allevatori (ENCI).

Riteniamo già questo fatto di una gravità estrema.

Presenti, tra gli altri, il consigliere regionale Roberto Anelli, promotore della PLP4 Lombardia, una europarlamentare della Lega e altre figure, tra cui veterinari del servizio pubblico e rappresentanti di ANCI per i Comuni.


Vi era poi Massimo Giunta, addestratore ENCI, che illustra come si svolgerà il patentino CAE 1 e quali sono i presupposti tecnico/pratici su cui si basa la proposta di legge.

Appare quindi abbastanza chiaro chi siano i consulenti tecnici di cui ci si è avvalsi in Regione e che, in ogni sede, stanno ora rivendicando con orgoglio la paternità di questa legge.

Questa legge è chiaramente opera degli addestratori ENCI e rispecchia appieno la loro visione del cane.

In commissione, secondo questa prova, 2 giudici ENCI e un veterinario comportamentalista dovranno esaminare i meticci di simil-razza e i loro conduttori, al fine di stabilire se idoneamente addestrati e non "geneticamente tarati".


Questa legge, è sempre più evidente, è opera di ENCI e ne esprime appieno la mentalità e l'ideologia.

Questa legge, a quanto pare, ha nomi e cognomi ed è frutto della consulenza esclusiva di ENCI e delle figure professionali che essa rappresenta.

Perché ENCI non rappresenta soltanto gli allevatori, ma anche a pieno titolo gli addestratori e i giudici.


Questa la ragione per cui abbiamo deciso di schierarci non solo contro questa legge, ma anche contro chi, a tutti gli effetti, ne è l'unico autore e promotore.

Perché ENCI non rappresenta soltanto gli allevatori.

ENCI è un'associazione fatta di allevatori, giudici e addestratori (tutti regolarmente riconosciuti), che perseguono gli stessi scopi, che hanno la stessa visione del cane e che oggi vorrebbero imporre a tutti il loro modo di vedere le cose, anche ricorrendo ai propri "appoggi" politici ed escludendo dal dialogo qualunque altra voce.

E questi scopi sono molto chiari, perché scritti nero su bianco nello statuto di questo ente.


Essi sono null'altro che: "LA DIFFUSIONE E IL MIGLIORAMENTO  DELLE RAZZE".


Ogni azione di ENCI è fatta in vista di questi  obbiettivi e "scopi fondativi", a scapito naturalmente di tutti quei cani che invece di razza non sono e che dunque ai loro occhi non hanno alcun valore, a partire da quello economico.

Questa legge, definita nell'intervista come una legge "salva-razze", è in realtà un ulteriore tentativo di imporre un modello sociale in cui il cane di razza, acquistato esclusivamente in allevamento, addestrato e gestito secondo gli standard degli addestratori ENCI e stabiliti nel brevetto CAE 1, dovrebbe diventare l'unico modo possibile di detenere un cane (oggi per quelli appartenenti a 26 razze, domani, chissà?). 

Ed infatti l'obbligo di patentino solo per i meticci è un chiaro tentativo di scoraggiarne e renderne difficile l'adozione, naturalmente a favore dei cani di razza, che invece saranno esentati. 


A SCAPITO NON SOLO DEI CANI SENZA PEDIGREE, MA ANCHE DI TUTTI QUEI CITTADINI CHE NON HANNO NESSUNA INTENZIONE, COME NEL LORO PIENO DIRITTO, DI RIVOLGERSI A UN ALLEVAMENTO PER COMPRARE UN CANE NE', TANTO MENO, DI RIVOLGERSI AD UN ADDESTRATORE PER IMPARARE A GESTIRLO!


Solo i cani di razza sono soggetti equilibrati e sicuri. Questo è quanto (senza vergogna e senza prove) si afferma nel video.

Tutti gli altri, sottinteso, sono invece a rischio e, semplicemente, inferiori. Da schedare e da valutare assieme ai loro proprietari.

Da vietarne addirittura la riproduzione. 

O meglio, vietare le cosiddette "cucciolate casalinghe", ma leggi anche: "solo noi allevatori ENCI abbiamo il diritto di produrre cuccioli e venderli. 

A chiunque altro dovrebbe essere - secondo loro - semplicemente vietato".


I diversi esemplari esposti nelle gabbie, di cui si precisa nessuno o quasi dotato di pedigree, sarebbero la "prova provata" che il problema non è la selezione di razze potenzialmente pericolose, ma le cosiddette "cucciolate casalinghe".

Dimenticano di dire, però, che in Italia il numero di cani con pedigree rappresenta una esigua minoranza rispetto al totale. E che dunque è del tutto normale che anche nei canili i cani con pedigree rappresentino una esigua minoranza. Certo non dimostra che gli uni siano più o meno pericolosi degli altri.


Quanti sono i cani con pedigree iscritti in Lombardia su un totale di circa 1,9 milioni presenti in anagrafe? 

E quanti quelli delle razze più presenti nei canili? 

Dati che si guardano bene dal dare.

Come mai questo dato non è pubblico?

L'unico dato ad oggi disponibile (fonte: https://www.anmvioggi.it/rubriche/europa/76017-solo-il-15-3-dei-cani-in-europa-sono-di-razza.html ) è un dato nazionale e parla di circa 1,6 milioni di cani dotati di pedigree, su una popolazione complessiva che, secondo altre stime, potrebbe essere anche di 10 volte superiore, avvicinandosi anche ai 15 milioni. 

E si chiarisce inoltre che non si tratta in realtà di dati precisi, ma soltanto di stime, poiché neanche la Federazione Cinologica Internazionale (FCI), di cui ENCI è un membro, ha accesso diretto ai suoi database genealogici e dunque, come riporta l'articolo, anche "la FCI ha utilizzato come fonte primaria del rapporto i dati forniti dalla Federazione europea dell'industria degli alimenti per animali domestici (FEDIAF)".


E come dovremmo considerare poi quei cani come i pit bull che, pur essendo "di razza", non sono pero riconosciuti da ENCI? Li mettiamo assieme ai randagi del sud Italia per dare la colpa al "randagismo"?


Questa invece, a nostro avviso, è la prova della totale mancanza di trasparenza da parte di ENCI, la prova che il vero problema non è ormai più, se mai lo è stato, quello del randagismo e della sua prevenzione, ma è quello DELLA PRODUZIONE E DEL COMMERCIO INDISCRIMINATO DI CANI, come viene anche ammesso e dichiarato durante l'intervista.

La prova conclamata del fatto che cani di razza sono stati ceduti e venduti a chiunque e senza scrupolo alcuno, favoriti da leggi che non imponevano alcun controllo né sul commercio e la diffusione di cani di razza (che anzi è favorita e incentivata), né sulle pratiche di selezione, lasciando ad un ente privato a carattere economico come ENCI totale libertà di azione. 

Riteniamo che sia questa la causa reale di molti problemi, a partire da quello del sovraffollamento dei canili.

Pensiamo sia ora di cominciare a puntare i riflettori anche sul commercio (più o meno legale) di cani di razza e simil-razza e sulle oggettive responsabilità di chi i cani li alleva, li cede o li vende a terzi, molto spesso guardando più al guadagno che non alle reali capacità degli adottanti di prendersi cura o di gestire un cane. 

Pensiamo che bisognerebbe assolutamente indagare sulla provenienza di questi cani di "simil-razza" e abbiamo il sospetto che in tanti casi si tratti soltanto di soggetti di "pura razza", ossia figli di cani con pedigree, ma che semplicemente sono venduti "in nero", senza dichiararne la nascita a ENCI e dunque senza richiederne l'iscrizione all'albo genealogico.

Oppure che discendano da soggetti incautamente ceduti a presone che poi hanno deciso, a loro volta, di farne un commercio illecito e senza alcun controllo.


Vi invitiamo a guardare attentamente questo video, anche se lungo.

A condividerlo e a esprimere il vostro parere.

Restiamo assolutamente convinti che sia  necessario costruire un fronte comune e allargato contro ENCI, contro questa che è una grande e potente lobby, che può contare su importanti appoggi al governo e il cui unico intento è quello di imporre all'intera società la propria visione del cane.

Una visione in cui i cani non sono più degli amici con cui incontrarsi, comprendersi e trovare modi per convivere in pace, ma diventano soltanto "prodotti zootecnici", selezionati, riprodotti e venduti per soddisfare i nostri egoistici bisogni e sempre meno importanti per la loro soggettività. 

Una soggettività che infatti si vorrebbe "per legge" annullata con un patentino, il CAE 1, che richiede pratiche di addestramento il cui scopo è quello di omologare anche i loro comportamenti a standard decisi e imposti dall'uomo.

Una soggettività dunque sostituita da freddi standard di razza a cui conformarsi, da doti e comportamenti omologati e, appunto, standardizzati: prima attraverso la selezione e poi con l'addestramento, meglio se "classico".


Non più individui, ma macchine geneticamente programmate.

Macchine da "usare" con dei precisi libretti di istruzione, o meglio, con precise tecniche di addestramento. Un addestramento funzionale per renderle adatte ai "loro" scopi, che poi non sono alto che i nostri egoistici desideri.


Per questo riteniamo importante unirci, al di là delle possibili divergenze, contro quello che oggi dovrebbe essere un nemico comune. 

Un nemico che con questa legge ha apertamente dichiarato guerra a chiunque abbia opinioni diverse e che, altrettanto apertamente, oggi rivendica con orgoglio la paternità esclusiva di questa proposta di legge.


 
 
 

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